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Biografia estesa
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1552 |
Matteo Ricci nasce a Macerata il 6 ottobre 1552 da
antica famiglia, risalente al secolo XIII. Il padre, Giovanni
Battista, esercita la professione di «speziale» ed è stato anche
governatore di città tanto negli stati della Chiesa quanto in altri
stati italiani. La madre, Giovanna Angiolelli, è una nobile
gentildonna, dedita alle cure della famiglia. Matteo probabilmente
fu il primogenito di otto fratelli e quattro sorelle. Comincia
ben presto gli studi in casa, dapprima sotto la guida del sacerdote
Nicolò Bencivegni, poi con altri precettori, dopo che il Bencivegni
entrò nell'ordine dei gesuiti. (Nello stesso anno nasce a S.
Ginesio Alberico Gentili, morto nel 1611, un anno dopo il Ricci, a
Oxford) |
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1556 |
Morte di S. Ignazio |
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1561 |
Con la venuta di 13 padri, si apre il Collegio dei
Gesuiti a Macerata, voluto dallo stesso s. Ignazio, che il 29
gennaio 1556 ordinava che vi fossero mandati i migliori predicatori
«per esser città della sorte che è». Dapprima i Gesuiti presero
possesso della Chiesa di S. Maria delle Vergini, fuori dalle mura;
poi, dopo quattro anni, si trasferirono dentro la città presso la
Chiesa di S. Giovanni, loro ceduta dal Capitolo della cattedrale. I
Gesuiti restarono nel loro Collegio, ora adibito a Biblioteca
Comunale, fino alla soppressione dell'ordine nel 1773. Matteo,
all'età di nove anni, inizia a frequentare il Collegio dei Gesuiti
come studente, presso la Chiesa delle Vergini. Quattro anni dopo, si
trasferisce nel collegio attiguo alla Chiesa di S. Giovanni,
studiandovi umanità e retorica. Ben presto gli alunni, appartenenti
alle famiglie più ragguardevoli della città, raggiunsero il numero
di 140. Nel collegio dimorarono il beato Rodolfo Acquaviva,
Alessandro Valignano, s. Roberto Bellarmino. Macerata era una
città di circa 12.000 abitanti, nei confini dello Stato della
Chiesa, dove nel 1540 viene ufficialmente istituita da Paolo III,
trasformando uno studium di diritto esistente sin dal 1290, una
Università, a cui sono concessi i medesimi privilegi di Bologna e
Padova. |
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1568 |
All'età di 16 anni, Matteo viene inviato dal padre
alla Sapienza di Roma per studiarvi giurisprudenza. Sia lo stato di
precarietà, specie per ragioni economiche, dell'Università
maceratese in quegli anni, sia, soprattutto, le ambizioni di
Giovanni Battista per il futuro del figlio lo inducono a inviarlo a
Roma. |
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1568-1571 |
Non ci sono notizie in questi anni in cui
frequenta la facoltà di diritto. |
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1571 |
Il 15 agosto Matteo chiede di essere ammesso al
Noviziato della Compagnia dei Gesuiti, presso la chiesa di S. Andrea
al Quirinale. Viene ricevuto dal padre Gerolamo Natale e lo stesso
giorno sottoscrisse il primo documento che ci resti di lui. Promette
«con la divina grazia di osservare tutte le costituzioni e regole, e
modo di vivere della Compagnia, ed essere indifferente e rassegnato
per essere ammesso a quel grado e officio che la Compagnia
giudicherà, e di fare quanto dalla obbedienza gli sarà
ordinato». Il padre, appresa la notizia che Matteo si è fatto
religioso, si mette in viaggio per Roma, deciso a impedirgli la
risoluzione. Giunto appena a Tolentino, a diciotto chilometri da
Macerata, viene assalito da una strana violentissima febbre che egli
interpreta come segno della volontà divina di non opporsi alla
vocazione del figlio. Matteo compie il noviziato sotto la guida
del padre Fabio de'Fabi. |
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1572 |
Nel mese di gennaio Matteo viene mandato alla casa
Professa, presso il «Gesù», per esercitarvi umili servizi di
casa. Il 25 maggio emette la professione religiosa. Viene quindi
mandato in un collegio della Toscana, forse Firenze. Ricorda
talvolta Firenze nelle lettere, come termine di paragone rispetto ad
alcune città cinesi (es.: Nanchang). In settembre è nel Collegio
Romano, discepolo di Cristoforo Clavio (matematica e scienze),
riformatore del Calendario Gregoriano, e di Roberto Bellarmino
(dommatica) |
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1577 |
Agli inizi del 1577, il nuovo Generale della
Compagnia, padre Everardo Mercuriano, decide di inviare nuovi
missionari in Oriente, accogliendo le richieste pressanti del
procuratore delle Missioni in India, il portoghese Martino da Silva.
Tra i prescelti vi è anche il Ricci, non ancora sacerdote. Il 18
maggio, con la benedizione di Gregorio XIII, parte da S. Andrea di
Roma non ancora sacerdote, con i compagni beato Rodolfo Acquaviva e
i padri Francesco Pasio e Michele Ruggeri. Senza passare per
Macerata, si dirigono a Genova; da qui, per mare fino a Cartagena,
in Spagna. Di nuovo, per terra fino a Lisbona, dove giunge nel mese
di luglio. Dato il patronato portoghese sulle Missioni d'Oriente,
non si poteva partire per l'estremo Oriente che da Lisbona, una
volta l'anno, in primavera. In attesa della partenza, in agosto
va a Coimbra, in un Collegio della Compagnia e vi rimane fino al
marzo 1578 studiando teologia. Apprende il portoghese, che userà
spesso negli anni futuri, finendo per praticarlo più
dell'italiano. |
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1578 |
Il 24 marzo parte da Lisbona per Goa sul galeone
«San Luigi» con altri 14 confratelli. Una violenta tempesta spinge
il galeone quasi sulla costa brasiliana. Presso il Capo di Buona
Speranza la nave è sul punto di affondare. Il 13 settembre, dopo
quasi sei mesi di viaggio, il galeone portoghese approda a Goa, dove
era sepolto Francesco Saverio, morto alle porte della Cina due mesi
dopo la nascita del Ricci. |
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1579 |
Risiede a Goa insegnando umanità nelle scuole
della Compagnia. |
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1580 |
Viene mandato a Cocìn per rimettersi in salute; vi
regge la classe di umanità per 4-5 mesi. Qui riceve gli ordini sacri
e il 26 luglio celebra la prima messa (lettere da Cocìn da gennaio a
novembre) |
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1581 |
Attende a Goa allo studio del 2° e 3° anno di
teologia. |
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1582 |
Il padre Michele Ruggeri, che si trova già a Macao
ed ha difficoltà con la lingua, sollecita l'arrivo del giovane
Ricci, che riceve dal visitatore delle Missioni d'oriente Alessandro
Valignano l'ordine di recarsi a Macao per studiare la lingua cinese
e prepararsi a entrare in Cina. Ricci parte da Goa il 26 aprile
insieme a padre Francesco Pasio e giunge a Macao il 7 agosto delle
stesso anno, facendo forse una breve sosta a Cocìn e di nuovo una
sosta di due settimane a Malacca. Porta con sè «un horologio da rote
assai bello, che gli haveva donato il p. Proposito dell'India, per
valersene alla China». Nel viaggio da Malacca a Macao Ricci è
affetto da una così grave malattia che crede di morire; «ma dipoi,
con la gratia d'Iddio, in terra mi ritrovai bene» (Lett. 2b). Qui
si applicò intensamente allo studio della lingua
cinese. «Arrivassimo in questo porto della Cina in agosto e
stessimo poco più d'un mese in mare ... Subito mi detti alla lingua
cina... Quanto al parlare è tanto equivoca che tiene molte parole
che significano più di mille cose et alle volte non vi è altra
differenza tra l'una e l'altra che pronunciarsi con voce più alta o
più bassa in quattro differentie de toni; e così, quando parlano,
alle volte tra loro per potersi intendere scrivono quello che
vogliono dire; chè nella lettera sono differenti l'una dall'altra...
La scrittura cinese ha tante lettere quante sono le parole o le
cose, di modo che passano di settanta mila, e tutte sono molto
differenti e imbrugliate... Il loro scrivere più tosto è pingere; e
così scrivono con pennello come i nostri pittori». (Lett. 2b, TV,
pp. 27-28) Intanto assiste dalla base ai ripetuti tentativi
(falliti) di entrare in Cina da parte dei confratelli Ruggieri
(giugno 1582), Ruggieri-Pasio (settembre/ottobre 1582),
Ruggieri-Pasio (luglio 1583) (TV, Let. 2B, 32-34). |
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1583 |
«Tra un mese entrerò in Cina, se non m'inganno»
dice in una lettera del 13 febbraio.... Ma il terzo tentativo di
Ruggieri-Pasio, senza Ricci, nel luglio dello stesso anno,
fallisce. In questa occasione Ricci scrive che i Padri se ne
ritornarono a Macao «colla speranza quasi tutta persa di poter
raggiungere l'ingresso e la permanenza nella Cina». Qualche tempo
dopo Ricci e Ruggieri, con il permesso del vicerè Co e scortati da
un suo soldato si dirigono a piedi verso Zhaoqing, nella provincia
di Canton, dove giungono il 10 settembre. Accolti favorevolmente dal
Governatore della città Wang Pan, iniziano a costruire una prima
casa e la prima chiesa che portano a termine nel 1585: «Con
occasione di un horiuolo di ferro, alfine fussimo admessi nella
città di Sciaochino, città nobile, dove risiede il vicerè di queste
prime provincie della Cina, che loro chiamano Quantum» (TV,
91). La condizione per avere un terreno su cui costruire una casa
con cappella, esendo stranieri, è quella di accettare di essere
equiparati ai bonzi: devono cambiare le vesti con quelle dei monaci
buddisti e radersi completamente di barba e capelli. «In questo
principio è necessario andar molto soavemente con questa gente e non
moverse con fervori indiscreti, perchè è molto facile a perdere
questa comodità, la quale non so quando si potrebbe haver un'altra
volta. Dico questo, perchè questa gente è inimica de' forastieri, e
tiene pagura particularmente de cristiani, vedendosene da queste
parti circundata de Portughesi e Castellanj tenendola per gente
bellicosa» (TV, Op. St. II, 420).
Osservazioni sulla
Cina: «Darò nova solamente della Cina, dove al presente mi
ritruovo ... per essere questa la maggior maraviglia che in questo
Oriente si ritruova di cose naturali e soprannaturali (TV,
67). La Cina è differentissima delle altre terre e genti,
perciochè è gente savia, data alle lettere e puoco alla guerra, è di
grande ingegno e sta adesso più che mai dubia delle sue religioni o
superstitioni... (TV 247). In tanta ampiezza di questo regno, non
solamente da Occidente in Oriente (come si stende la nostra Europa)
ma anco da mezzogiorno a Settentrione, avviene che niun'altro luogo
del mondo si trovi tanta varietà di cose, quante nascono sotto quel
cielo» «questo ampissimo regno sta tutto dato in lettere, cioè in
composizioni eleganti, che se fossero scientie sarebbe manco male, e
così l'armi sono in bassissima stima» (TR, p. 43). «La terra è
tutta divisa per fiumi navigabili, maggiori che il Po; talchè di qui
a Pechino, che è la corte del Re, che sono tre mesi di cammino,
tutto si può andare per barca e con barche molto grandi, nella
bellezza delle quali ben gli possiamo cedere noi di Europa e tutte
le altre nazioni» (TV,68).
L'accoglienza a Zhaoqing è
tutt'altro che ospitale: Ricci viene accusato di organizzare il
commercio di bambini per venderli schiavi a Macao. Ruggeri è
accusato di aver usato violenza alla moglie di un giovane
convertito. I padri vengono accusati da un consiglio di anziani
di Canton («i satrapi di Canton») di volere in realtà istituire un
centro eversivo.
Scrive il Ricci al De Fabi: «Un anno fui
accusato e menato al governatore per ladrone di fanciulli, per
mandarli a vendere nelle nostre terre; l'altro anno fu accusato il
mio compagno di altra cosa ancor peggiore: molte volte fummo presi
per spie: altre volte furono poste scritte infami contro di noi per
la città: altre volte fu assalita la casa con molte sassate e danno
della casa e delle nostre persone, oltre le molte ingiurie, che è
cosa quotidiana, che ci dicono sempre per le strade e per le piazze
quando passiamo. Faccia conto che il demonio ci tratta come i suoi
avverari principali in sua casa». |
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1589 |
Nel mese di luglio il nuovo vicerè di Zhaoqing
decide di impadronirsi della casa dei padri che, essendo in stile
europeo, era divenuta come una meraviglia della città. Egli intende
dare una somma simbolica, che Ricci rifiuta. Si preparano per far
ritorno a Macao, dopo aver salutato i circa 80 cristiani convertiti
nei sei anni della loro permanenza. Erano nella barca per far
ritorno a Macao, quando il vicerè manda a chiamarli per dire loro
che non intedeva espellerli, ma inviarli in altra città. Ricci
chiede di essere mandato a Shaozhou. Il 26 agosto 1589 i missionari
arrivarono a Shaozhou, dove fondarono una seconda
residenza. «Partendo la seconda volta di Sciaochino ce ne
venissimo in questa città di Sciaoceo, e rifacessimo di novo
un'altra casa e un'altra chiesa assai migliore che quella di
Sciaochino, e ritrovassimo questa gente più benevola e cominciassimo
anche a fare alcuni cristiani». (TV, 94). |
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1591 |
La città è poco salubre a causa della malaria e
ben presto, a distanza di due anni, morirono i confratelli De
Almeida (17 ottobre 1591) e De Petris (5 novembre 1593). |
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1592 |
Nel mese di luglio la casa è assalita da giovani
teppisti di stanza in una vicina pagoda. Ricci, nella difesa della
casa, si ferisce a un piede. |
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1594 |
Ricci comprende che per la buona riuscita della
sua missione è necessario saper scrivere in cinese e stampare
libri: «Più si fa nella Cina con libri che con parole La vera
ragione per cui si mette qualcosa per iscritto è che essa viaggia
per migliaia di miglia, mentre quando parli essa si spegne dopo
cento passi». Quest'anno mi determinai pigliare un maestro, ...
per vedere se poteva cominciare a comporre alcuna cosa, e mi
riuscitte assai bene. ...e così cominciai un libro delle cose della
nostra fede, tutto di ragioni naturali, per distribuirlo per tutta
la Cina quando si stamparà» (TV, 122).
Traduzione di Ricci
del Lib. I degli Elementi di geometria di Euclide. «Voltai in
latino il principale libro morale di questi regni, i Quattro libri
di quattro filosofi assai buoni, cosa che si può leggere, per esser
tutto fatto di sententie morali assai acute e buone» (TV,
125).
Decidono di liberarsi dal nome di
bonzo: «Determinassimo sbandire il nome di bonzo, con che sin
hora ci avevano chiamato in questo regno, che è tra loro come di
frate, ma cosa molto bassa... (La setta) dei bonzi ... è la più
bassa per essere di gente povera senza studio di lettere... Per
questo, per più che ci autorizzassemo, molti fanno scornio di noi, e
i letterati non ci vogliono dare luoghi che conviene... perchè
nessun gentilhuomo tratta con bonzo familiarmente».
Indossa
l'abito di letterato, così descritto da Matteo: «Io vo nell'abito
proprio de' letterati, il quale è una veste paonazza bruna, colle
maniche molto larghe e aperte; e quasi al lembo giù a' ìiedi, per
tutto intorno girata d'una fascia, larga meglio di mezzo palmo, di
color turchin chiaro: e la medesima cinge all'orlo le maniche e il
bavero che scende giù fino alle reni; La cintura, piana e cucita in
parte alla veste, è della medesima materia e colore che i lembi,
solo un non so che diversamente orlata; come altresì due strisce che
dall'annodatura ne pendono, distese giù fino ai piedi. I calzari
sono di seta con certi lor fregi e divise proprie di tal grado; La
berretta va più alto che la nostra d'Europa, e in diverso colore e
somiglia un non so che le mitre de' vescovi». |
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1595 |
Matteo decide infine di tentare l'obiettivo che
sin dall'inizio lucidamente si era proposto, d'intesa con il
Valignano: giungere a Pechino. Egli scriveva: «intesi sempre che non
si può far niente di buono in questo regno fino a tanto che non
facciamo stanza in Pechino». In questo stesso anno, passando per
Shaozhou un potente Mandarino, e approfittando del fatto che questi
portava con sè un figlio ammalato, Ricci strinse amicizia con
questi, col pretesto di curargli il figlio. Saputo che il Mandarino
si doveva recare a Pechino per degli incarichi da assumere nella
Capitale, Ricci lo convinse a portarlo con sè. Il massimo che riuscì
ad ottenere, però, fu la sua compagnia fino a Nanchino, e un buon
salvacondotto. Durante il viaggio, navigando lungo il Fiume Gan,
l'imbarcazione dove si trovava Ricci fu travolta dalle acque in un
punto chiamato Tianzhu tan, e il missionario si salvò
fortunosamente. Sorte migliore invece non ebbe l'accolito cinese
João Barradas, che viaggiava insieme a Ricci, il quale morì
annegato. Lasciato il Fiume Gan e imboccato il Fiume Azzurro, il 31
maggio Ricci arrivò a Nanchino. Da qui venne cacciato in modo rude
da un Mandarino, con l'accusa di tramare contro le istituzioni e di
sovvertire l'ordine sociale cinese. Ricci ripiegò allora su
Nanchang, capoluogo del Jiangsi, dove arrivò il 28 giugno,
fondandovi la terza residenza. Decisiva si rivelò in questa città
l'amicizia con due principi, il Principe di Lean e il Principe di
Jian'an. A Nanchang, Ricci fu accolto favorevolmente dai Mandarini e
dai letterati di quella città, ma provvidenziale si rivelò
l'amicizia con il Ministro dei Riti. Questi infatti, venuto a
conoscere la grande competenza di Ricci in fatto di calcoli
matematici, decise di portarlo con sè nella capitale per fargli
revisionare il calendario cinese.
«E' questa città una delle
più principali e nobili della Cina, non solo per esser metropoli di
sì nobile provincia, ma anco per esser in se stessa bella, grande e
di grandissimi ingegni, per il che di qui escono molti grandi uomini
a governare vari luoghi della Cina» (TV, 172). Ricci decide di
mutare il nome e l'abito di bonzo e di assumere le vesti di
letterato, per essere riconosciuto dai grandi del regno. Apprende
anche a comporre in cinese e inizia a pubblicare le prime opere in
cinese tra le quali il Trattato sull'amicizia (1595) e il Palazzo
della memoria (1596).
«Perchè i letterati e principali di
questa terra fanno poco caso de' Bonzi, che vanno di capelli e barba
rasa, e stanno ne' templi degl'idoli, per non parere simile a loro
lasciai crescere la barba e usando de veste de letterato mi posi in
forma come de' suoi predicatori andando accompagnato da servi et
alle visite principali levato in sedia».
«Per la memoria
locale, che molti mi chiedevano, feci in sua lingua e lettera alcuni
avvisi e precetti in un libretto ...(TV, 224): Palazzo della memoria
(1596). L'anno passato per esercitio feci in littra cina alcuni
detti De Amicitia, scielti i migliori de' nostri libri...(TV, 226)
... Questa Amicitia mi ha dato più credito a me et alla nostra
Europa di quanto abbiamo fatto; perchè l'altre cose danno credito di
cose mecaniche e artificiose di mano e di instromenti; ma questa dà
insieme credito di lettere, di ingegno e di virtude; e così è letta
e ricevuta da tutti con grande applauso e già la stampano in due
luoghi». (TV, 248) |
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1597 |
Nomina di Ricci a superiore della
missione. Valignano decide che Ricci deve fare ogni sforzo per
stabilirsi a Pechino. Ordine di Valignano a Ricci di recarsi a
Pechino. |
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1598 |
Tentativo fallito di stabilirsi a Pechino. Al
seguito del Ministro dei Riti che intendeva fargli riformare il
calendario cinese, il 25 giugno Ricci lasciò Nanchang alla volta di
Nanchino prima, e Pechino successivamente, dove giunse il 7
settembre. Frattanto, per via dell'invasione della Corea da parte
del Giappone, il clima di forte sospetto verso gli stranieri
convince Ricci, per non compromettere quanto fino ad allora era
stato faticosamente fatto, a lasciare Pechino una volta giuntovi, e
ritornare sui suoi passi. Lasciò Pechino e fece tappa prima a
Suzhou, poi a Danyang, per ritornare a Nanchino. |
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1599 |
Ritornato a Nanchino nel febbraio, decise di
fondare in quella città un'altra residenza. A quella data era ormai
rientrato l'allarme sul pericolo spie, in quanto Toyotomi Hideyoshi
era morto nel settembre dell'anno precedente e la guerra con il
Giappone si era conclusa. Approfittando dell'arrivo da Macao di due
confratelli, Lazzaro Cattaneo e Diego de Pantoja, e incontrando il
parere favorevole dei Mandarini di Nanchino, Ricci, insieme a
Pantoja, si diresse di nuovo a Pechino (19 maggio 1600). I padri
però vennero bloccati e vennero arrestati per sei mesi nella
fortezza di Tianjin dal potente eunuco Ma Tang.
«Questo è
quel Nanchino che vogliono li Cini che sia la maggior e più bella
città di tutto il mondo. Et io nel vero confesserò che sia la
migliore di tutti questi regni orientali et osarei dire che a poche
città del mondo sia inferiore...».(TV, 168) |
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1601 |
Dietro autorizzazione scritta dell'Imperatore
Wanli (1573-1619), il 24 gennaio entra a Pechino, dove viene
sostenuto con il grado di Mandarino a spese dell'erario pubblico,
insieme ai suoi confratelli.
Qui la posizione del missionario
si consolidò definitivamente, grazie anche ai doni offerti
all'Imperatore, tra cui in particolare alcuni dipinti ad olio.
Durante gli anni di permanenza a Pechino, abbracciarono il
cristianesimo alcuni fra i più alti funzionari dell'apparato
burocratico civile e militare cinese, quali Yang Tingyun
(1557-1627), Feng Yingjing (1555-1606), morto però senza aver
ricevuto il battesimo, Xu Guangqi (1562-1633), che rivestiva la
carica di Gelao, battezzato con il nome di Paolo nel 1603 a Nanchino
dal P. João da Rocha, e Li Zhizao (1565-1630), battezzato nel 1610
con il nome di Leone. Tutti questi, oltre a proteggere missionari e
convertiti, collaborarono attivamente con Ricci nella traduzione in
cinese di opere scientifiche europee e nella redazione del
Mappamondo che lo rese famoso in tutta la Cina.
Io mi ritrovo
in questa corte di Pachino assai vicino ai Tartari, e par che qui
finirò la mia vita, perciochè il re mostra voglia che io stia qui e
ci sostenta e difende (TV, 269)
Noi entriamo nel palazzo
tutte le volte che vogliamo, ma sempre procuriamo entrarvi con
qualche occasione, o di vedere come stanno i due horiuoli che
dessimo al re, o altra cosa simile... (TV, 373).
Regala un
clavicembalo all'imperatore e compone le Otto Canzoni: «Appresso
i Cinesi è gran numero d'istromenti musicali e gran varietà; ma non
hanno organo nè cembali o simili strumenti... E sebbene presumono
nella musica d'havere il primo luogo, tuttavia quando udirono il
nostro organo e gli altri strumenti si maravigliarono
assai.
Il mio esercizio è continuamente fare e ricevere
visite di gentiluomini che di continuo vengono a domandar delle cose
di nostra fede e delle nostre scienze... restano stupiti dei libri
d'immagine, che pensano, siano scolpite e non possono credere che
siano dipinte.
Come io qua con questi mappamondi, horiuoli,
sphere e astrolabij et altre opre, che ho fatte e insegnate, venni a
guadagnar nome del maggior matematico che ha nel mondo, e se bene
non ho qua nessun libro di astrologia, con certe efemeridi e
repertorij portoghesi alle volte predico le eclissi assai più
puntuali che loro (TV, 285) ... e così tutti ci cedono in questa
materia e ci tengono rispetto più che ordinario (TV, 367).
Il
nostro dottor Paolo finitte di voltare meco in lettera cinica, molto
elegantemente, i sei primi libri di Euclide con le altre aggiunte
del p. Clavio, e subito gli fece stampare con molto belli caratteri
(TV, 342)... E fu cosa di grande maraviglia, in questo mondo di qua
mai più vista, tal modo di libro e maniera di provare e dimostrare
sì evidentemente (TV, 359)
Io nel vero non posso promettermi
molti anni, e già sto bianco tutto, e questi Cinesi si maravigliano
che in età non molto provetta io sia sì vecchio, e non sanno che
loro sono la causa dei miei cani capelli. (TV, 279)
doppo che
la Cina è Cina mai vi è memoria che nessun forastiere stesse in essa
come noi stiamo ». (TV 247) |
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1602 |
Ristampa in terza edizione il Mappamondo cinese. |
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1603 |
Stampa il trattato Genuina nozione del Signore del Cielo. |
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1605 |
Pubblica il Sommario della dottrina cristiana e le
Venticinque sentenze morali. |
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1607 |
Pubblica la traduzione dei primi sei libri della Geometria di
Euclide, in collaborazione con l'amico Su Guan Xi. |
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1608 |
Stampa i Dieci paradossi o Dieci capitoli di un
uomo strano; Nello stesso anno inizia la redazione della
Storia della Entrata della Compagnia di Gesù e Christianità
nella Cina. |
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1610 |
Muore l'11 maggio. Per la prima volta nella storia della Cina
viene concesso un terreno dello stato per la sepoltura di uno
straniero
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