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Biografia estesa


1552 Matteo Ricci nasce a Macerata il 6 ottobre 1552 da antica famiglia, risalente al secolo XIII. Il padre, Giovanni Battista, esercita la professione di «speziale» ed è stato anche governatore di città tanto negli stati della Chiesa quanto in altri stati italiani. La madre, Giovanna Angiolelli, è una nobile gentildonna, dedita alle cure della famiglia. Matteo probabilmente fu il primogenito di otto fratelli e quattro sorelle.
Comincia ben presto gli studi in casa, dapprima sotto la guida del sacerdote Nicolò Bencivegni, poi con altri precettori, dopo che il Bencivegni entrò nell'ordine dei gesuiti.
(Nello stesso anno nasce a S. Ginesio Alberico Gentili, morto nel 1611, un anno dopo il Ricci, a Oxford)
1556 Morte di S. Ignazio
1561 Con la venuta di 13 padri, si apre il Collegio dei Gesuiti a Macerata, voluto dallo stesso s. Ignazio, che il 29 gennaio 1556 ordinava che vi fossero mandati i migliori predicatori «per esser città della sorte che è». Dapprima i Gesuiti presero possesso della Chiesa di S. Maria delle Vergini, fuori dalle mura; poi, dopo quattro anni, si trasferirono dentro la città presso la Chiesa di S. Giovanni, loro ceduta dal Capitolo della cattedrale. I Gesuiti restarono nel loro Collegio, ora adibito a Biblioteca Comunale, fino alla soppressione dell'ordine nel 1773.
Matteo, all'età di nove anni, inizia a frequentare il Collegio dei Gesuiti come studente, presso la Chiesa delle Vergini. Quattro anni dopo, si trasferisce nel collegio attiguo alla Chiesa di S. Giovanni, studiandovi umanità e retorica. Ben presto gli alunni, appartenenti alle famiglie più ragguardevoli della città, raggiunsero il numero di 140. Nel collegio dimorarono il beato Rodolfo Acquaviva, Alessandro Valignano, s. Roberto Bellarmino.
Macerata era una città di circa 12.000 abitanti, nei confini dello Stato della Chiesa, dove nel 1540 viene ufficialmente istituita da Paolo III, trasformando uno studium di diritto esistente sin dal 1290, una Università, a cui sono concessi i medesimi privilegi di Bologna e Padova.
1568 All'età di 16 anni, Matteo viene inviato dal padre alla Sapienza di Roma per studiarvi giurisprudenza. Sia lo stato di precarietà, specie per ragioni economiche, dell'Università maceratese in quegli anni, sia, soprattutto, le ambizioni di Giovanni Battista per il futuro del figlio lo inducono a inviarlo a Roma.
1568-1571 Non ci sono notizie in questi anni in cui frequenta la facoltà di diritto.
1571 Il 15 agosto Matteo chiede di essere ammesso al Noviziato della Compagnia dei Gesuiti, presso la chiesa di S. Andrea al Quirinale. Viene ricevuto dal padre Gerolamo Natale e lo stesso giorno sottoscrisse il primo documento che ci resti di lui. Promette «con la divina grazia di osservare tutte le costituzioni e regole, e modo di vivere della Compagnia, ed essere indifferente e rassegnato per essere ammesso a quel grado e officio che la Compagnia giudicherà, e di fare quanto dalla obbedienza gli sarà ordinato».
Il padre, appresa la notizia che Matteo si è fatto religioso, si mette in viaggio per Roma, deciso a impedirgli la risoluzione. Giunto appena a Tolentino, a diciotto chilometri da Macerata, viene assalito da una strana violentissima febbre che egli interpreta come segno della volontà divina di non opporsi alla vocazione del figlio.
Matteo compie il noviziato sotto la guida del padre Fabio de'Fabi.
1572 Nel mese di gennaio Matteo viene mandato alla casa Professa, presso il «Gesù», per esercitarvi umili servizi di casa.
Il 25 maggio emette la professione religiosa. Viene quindi mandato in un collegio della Toscana, forse Firenze. Ricorda talvolta Firenze nelle lettere, come termine di paragone rispetto ad alcune città cinesi (es.: Nanchang).
In settembre è nel Collegio Romano, discepolo di Cristoforo Clavio (matematica e scienze), riformatore del Calendario Gregoriano, e di Roberto Bellarmino (dommatica)
1577 Agli inizi del 1577, il nuovo Generale della Compagnia, padre Everardo Mercuriano, decide di inviare nuovi missionari in Oriente, accogliendo le richieste pressanti del procuratore delle Missioni in India, il portoghese Martino da Silva. Tra i prescelti vi è anche il Ricci, non ancora sacerdote.
Il 18 maggio, con la benedizione di Gregorio XIII, parte da S. Andrea di Roma non ancora sacerdote, con i compagni beato Rodolfo Acquaviva e i padri Francesco Pasio e Michele Ruggeri. Senza passare per Macerata, si dirigono a Genova; da qui, per mare fino a Cartagena, in Spagna. Di nuovo, per terra fino a Lisbona, dove giunge nel mese di luglio. Dato il patronato portoghese sulle Missioni d'Oriente, non si poteva partire per l'estremo Oriente che da Lisbona, una volta l'anno, in primavera.
In attesa della partenza, in agosto va a Coimbra, in un Collegio della Compagnia e vi rimane fino al marzo 1578 studiando teologia. Apprende il portoghese, che userà spesso negli anni futuri, finendo per praticarlo più dell'italiano.
1578 Il 24 marzo parte da Lisbona per Goa sul galeone «San Luigi» con altri 14 confratelli. Una violenta tempesta spinge il galeone quasi sulla costa brasiliana. Presso il Capo di Buona Speranza la nave è sul punto di affondare. Il 13 settembre, dopo quasi sei mesi di viaggio, il galeone portoghese approda a Goa, dove era sepolto Francesco Saverio, morto alle porte della Cina due mesi dopo la nascita del Ricci.
1579 Risiede a Goa insegnando umanità nelle scuole della Compagnia.
1580 Viene mandato a Cocìn per rimettersi in salute; vi regge la classe di umanità per 4-5 mesi. Qui riceve gli ordini sacri e il 26 luglio celebra la prima messa (lettere da Cocìn da gennaio a novembre)
1581 Attende a Goa allo studio del 2° e 3° anno di teologia.
1582 Il padre Michele Ruggeri, che si trova già a Macao ed ha difficoltà con la lingua, sollecita l'arrivo del giovane Ricci, che riceve dal visitatore delle Missioni d'oriente Alessandro Valignano l'ordine di recarsi a Macao per studiare la lingua cinese e prepararsi a entrare in Cina. Ricci parte da Goa il 26 aprile insieme a padre Francesco Pasio e giunge a Macao il 7 agosto delle stesso anno, facendo forse una breve sosta a Cocìn e di nuovo una sosta di due settimane a Malacca. Porta con sè «un horologio da rote assai bello, che gli haveva donato il p. Proposito dell'India, per valersene alla China». Nel viaggio da Malacca a Macao Ricci è affetto da una così grave malattia che crede di morire; «ma dipoi, con la gratia d'Iddio, in terra mi ritrovai bene» (Lett. 2b).
Qui si applicò intensamente allo studio della lingua cinese.
«Arrivassimo in questo porto della Cina in agosto e stessimo poco più d'un mese in mare ... Subito mi detti alla lingua cina... Quanto al parlare è tanto equivoca che tiene molte parole che significano più di mille cose et alle volte non vi è altra differenza tra l'una e l'altra che pronunciarsi con voce più alta o più bassa in quattro differentie de toni; e così, quando parlano, alle volte tra loro per potersi intendere scrivono quello che vogliono dire; chè nella lettera sono differenti l'una dall'altra... La scrittura cinese ha tante lettere quante sono le parole o le cose, di modo che passano di settanta mila, e tutte sono molto differenti e imbrugliate... Il loro scrivere più tosto è pingere; e così scrivono con pennello come i nostri pittori». (Lett. 2b, TV, pp. 27-28)
Intanto assiste dalla base ai ripetuti tentativi (falliti) di entrare in Cina da parte dei confratelli Ruggieri (giugno 1582), Ruggieri-Pasio (settembre/ottobre 1582), Ruggieri-Pasio (luglio 1583) (TV, Let. 2B, 32-34).
1583 «Tra un mese entrerò in Cina, se non m'inganno» dice in una lettera del 13 febbraio.... Ma il terzo tentativo di Ruggieri-Pasio, senza Ricci, nel luglio dello stesso anno, fallisce.
In questa occasione Ricci scrive che i Padri se ne ritornarono a Macao «colla speranza quasi tutta persa di poter raggiungere l'ingresso e la permanenza nella Cina».
Qualche tempo dopo Ricci e Ruggieri, con il permesso del vicerè Co e scortati da un suo soldato si dirigono a piedi verso Zhaoqing, nella provincia di Canton, dove giungono il 10 settembre. Accolti favorevolmente dal Governatore della città Wang Pan, iniziano a costruire una prima casa e la prima chiesa che portano a termine nel 1585:
«Con occasione di un horiuolo di ferro, alfine fussimo admessi nella città di Sciaochino, città nobile, dove risiede il vicerè di queste prime provincie della Cina, che loro chiamano Quantum» (TV, 91).
La condizione per avere un terreno su cui costruire una casa con cappella, esendo stranieri, è quella di accettare di essere equiparati ai bonzi: devono cambiare le vesti con quelle dei monaci buddisti e radersi completamente di barba e capelli.
«In questo principio è necessario andar molto soavemente con questa gente e non moverse con fervori indiscreti, perchè è molto facile a perdere questa comodità, la quale non so quando si potrebbe haver un'altra volta. Dico questo, perchè questa gente è inimica de' forastieri, e tiene pagura particularmente de cristiani, vedendosene da queste parti circundata de Portughesi e Castellanj tenendola per gente bellicosa» (TV, Op. St. II, 420).

Osservazioni sulla Cina:
«Darò nova solamente della Cina, dove al presente mi ritruovo ... per essere questa la maggior maraviglia che in questo Oriente si ritruova di cose naturali e soprannaturali (TV, 67).
La Cina è differentissima delle altre terre e genti, perciochè è gente savia, data alle lettere e puoco alla guerra, è di grande ingegno e sta adesso più che mai dubia delle sue religioni o superstitioni... (TV 247).
In tanta ampiezza di questo regno, non solamente da Occidente in Oriente (come si stende la nostra Europa) ma anco da mezzogiorno a Settentrione, avviene che niun'altro luogo del mondo si trovi tanta varietà di cose, quante nascono sotto quel cielo»
«questo ampissimo regno sta tutto dato in lettere, cioè in composizioni eleganti, che se fossero scientie sarebbe manco male, e così l'armi sono in bassissima stima» (TR, p. 43).
«La terra è tutta divisa per fiumi navigabili, maggiori che il Po; talchè di qui a Pechino, che è la corte del Re, che sono tre mesi di cammino, tutto si può andare per barca e con barche molto grandi, nella bellezza delle quali ben gli possiamo cedere noi di Europa e tutte le altre nazioni» (TV,68).

L'accoglienza a Zhaoqing è tutt'altro che ospitale:
Ricci viene accusato di organizzare il commercio di bambini per venderli schiavi a Macao.
Ruggeri è accusato di aver usato violenza alla moglie di un giovane convertito.
I padri vengono accusati da un consiglio di anziani di Canton («i satrapi di Canton») di volere in realtà istituire un centro eversivo.

Scrive il Ricci al De Fabi:
«Un anno fui accusato e menato al governatore per ladrone di fanciulli, per mandarli a vendere nelle nostre terre; l'altro anno fu accusato il mio compagno di altra cosa ancor peggiore: molte volte fummo presi per spie: altre volte furono poste scritte infami contro di noi per la città: altre volte fu assalita la casa con molte sassate e danno della casa e delle nostre persone, oltre le molte ingiurie, che è cosa quotidiana, che ci dicono sempre per le strade e per le piazze quando passiamo. Faccia conto che il demonio ci tratta come i suoi avverari principali in sua casa».
1589 Nel mese di luglio il nuovo vicerè di Zhaoqing decide di impadronirsi della casa dei padri che, essendo in stile europeo, era divenuta come una meraviglia della città. Egli intende dare una somma simbolica, che Ricci rifiuta. Si preparano per far ritorno a Macao, dopo aver salutato i circa 80 cristiani convertiti nei sei anni della loro permanenza. Erano nella barca per far ritorno a Macao, quando il vicerè manda a chiamarli per dire loro che non intedeva espellerli, ma inviarli in altra città. Ricci chiede di essere mandato a Shaozhou. Il 26 agosto 1589 i missionari arrivarono a Shaozhou, dove fondarono una seconda residenza.
«Partendo la seconda volta di Sciaochino ce ne venissimo in questa città di Sciaoceo, e rifacessimo di novo un'altra casa e un'altra chiesa assai migliore che quella di Sciaochino, e ritrovassimo questa gente più benevola e cominciassimo anche a fare alcuni cristiani». (TV, 94).
1591 La città è poco salubre a causa della malaria e ben presto, a distanza di due anni, morirono i confratelli De Almeida (17 ottobre 1591) e De Petris (5 novembre 1593).
1592 Nel mese di luglio la casa è assalita da giovani teppisti di stanza in una vicina pagoda. Ricci, nella difesa della casa, si ferisce a un piede.
1594 Ricci comprende che per la buona riuscita della sua missione è necessario saper scrivere in cinese e stampare libri:
«Più si fa nella Cina con libri che con parole
La vera ragione per cui si mette qualcosa per iscritto è che essa viaggia per migliaia di miglia, mentre quando parli essa si spegne dopo cento passi».
Quest'anno mi determinai pigliare un maestro, ... per vedere se poteva cominciare a comporre alcuna cosa, e mi riuscitte assai bene. ...e così cominciai un libro delle cose della nostra fede, tutto di ragioni naturali, per distribuirlo per tutta la Cina quando si stamparà» (TV, 122).

Traduzione di Ricci del Lib. I degli Elementi di geometria di Euclide.
«Voltai in latino il principale libro morale di questi regni, i Quattro libri di quattro filosofi assai buoni, cosa che si può leggere, per esser tutto fatto di sententie morali assai acute e buone» (TV, 125).

Decidono di liberarsi dal nome di bonzo:
«Determinassimo sbandire il nome di bonzo, con che sin hora ci avevano chiamato in questo regno, che è tra loro come di frate, ma cosa molto bassa... (La setta) dei bonzi ... è la più bassa per essere di gente povera senza studio di lettere... Per questo, per più che ci autorizzassemo, molti fanno scornio di noi, e i letterati non ci vogliono dare luoghi che conviene... perchè nessun gentilhuomo tratta con bonzo familiarmente».

Indossa l'abito di letterato, così descritto da Matteo:
«Io vo nell'abito proprio de' letterati, il quale è una veste paonazza bruna, colle maniche molto larghe e aperte; e quasi al lembo giù a' ìiedi, per tutto intorno girata d'una fascia, larga meglio di mezzo palmo, di color turchin chiaro: e la medesima cinge all'orlo le maniche e il bavero che scende giù fino alle reni; La cintura, piana e cucita in parte alla veste, è della medesima materia e colore che i lembi, solo un non so che diversamente orlata; come altresì due strisce che dall'annodatura ne pendono, distese giù fino ai piedi. I calzari sono di seta con certi lor fregi e divise proprie di tal grado; La berretta va più alto che la nostra d'Europa, e in diverso colore e somiglia un non so che le mitre de' vescovi».
1595 Matteo decide infine di tentare l'obiettivo che sin dall'inizio lucidamente si era proposto, d'intesa con il Valignano: giungere a Pechino. Egli scriveva: «intesi sempre che non si può far niente di buono in questo regno fino a tanto che non facciamo stanza in Pechino».
In questo stesso anno, passando per Shaozhou un potente Mandarino, e approfittando del fatto che questi portava con sè un figlio ammalato, Ricci strinse amicizia con questi, col pretesto di curargli il figlio. Saputo che il Mandarino si doveva recare a Pechino per degli incarichi da assumere nella Capitale, Ricci lo convinse a portarlo con sè. Il massimo che riuscì ad ottenere, però, fu la sua compagnia fino a Nanchino, e un buon salvacondotto. Durante il viaggio, navigando lungo il Fiume Gan, l'imbarcazione dove si trovava Ricci fu travolta dalle acque in un punto chiamato Tianzhu tan, e il missionario si salvò fortunosamente. Sorte migliore invece non ebbe l'accolito cinese João Barradas, che viaggiava insieme a Ricci, il quale morì annegato. Lasciato il Fiume Gan e imboccato il Fiume Azzurro, il 31 maggio Ricci arrivò a Nanchino. Da qui venne cacciato in modo rude da un Mandarino, con l'accusa di tramare contro le istituzioni e di sovvertire l'ordine sociale cinese. Ricci ripiegò allora su Nanchang, capoluogo del Jiangsi, dove arrivò il 28 giugno, fondandovi la terza residenza. Decisiva si rivelò in questa città l'amicizia con due principi, il Principe di Lean e il Principe di Jian'an. A Nanchang, Ricci fu accolto favorevolmente dai Mandarini e dai letterati di quella città, ma provvidenziale si rivelò l'amicizia con il Ministro dei Riti. Questi infatti, venuto a conoscere la grande competenza di Ricci in fatto di calcoli matematici, decise di portarlo con sè nella capitale per fargli revisionare il calendario cinese.

«E' questa città una delle più principali e nobili della Cina, non solo per esser metropoli di sì nobile provincia, ma anco per esser in se stessa bella, grande e di grandissimi ingegni, per il che di qui escono molti grandi uomini a governare vari luoghi della Cina» (TV, 172).
Ricci decide di mutare il nome e l'abito di bonzo e di assumere le vesti di letterato, per essere riconosciuto dai grandi del regno. Apprende anche a comporre in cinese e inizia a pubblicare le prime opere in cinese tra le quali il Trattato sull'amicizia (1595) e il Palazzo della memoria (1596).

«Perchè i letterati e principali di questa terra fanno poco caso de' Bonzi, che vanno di capelli e barba rasa, e stanno ne' templi degl'idoli, per non parere simile a loro lasciai crescere la barba e usando de veste de letterato mi posi in forma come de' suoi predicatori andando accompagnato da servi et alle visite principali levato in sedia».

«Per la memoria locale, che molti mi chiedevano, feci in sua lingua e lettera alcuni avvisi e precetti in un libretto ...(TV, 224): Palazzo della memoria (1596).
L'anno passato per esercitio feci in littra cina alcuni detti De Amicitia, scielti i migliori de' nostri libri...(TV, 226) ... Questa Amicitia mi ha dato più credito a me et alla nostra Europa di quanto abbiamo fatto; perchè l'altre cose danno credito di cose mecaniche e artificiose di mano e di instromenti; ma questa dà insieme credito di lettere, di ingegno e di virtude; e così è letta e ricevuta da tutti con grande applauso e già la stampano in due luoghi». (TV, 248)
1597 Nomina di Ricci a superiore della missione.
Valignano decide che Ricci deve fare ogni sforzo per stabilirsi a Pechino.
Ordine di Valignano a Ricci di recarsi a Pechino.
1598 Tentativo fallito di stabilirsi a Pechino.
Al seguito del Ministro dei Riti che intendeva fargli riformare il calendario cinese, il 25 giugno Ricci lasciò Nanchang alla volta di Nanchino prima, e Pechino successivamente, dove giunse il 7 settembre. Frattanto, per via dell'invasione della Corea da parte del Giappone, il clima di forte sospetto verso gli stranieri convince Ricci, per non compromettere quanto fino ad allora era stato faticosamente fatto, a lasciare Pechino una volta giuntovi, e ritornare sui suoi passi. Lasciò Pechino e fece tappa prima a Suzhou, poi a Danyang, per ritornare a Nanchino.
1599 Ritornato a Nanchino nel febbraio, decise di fondare in quella città un'altra residenza. A quella data era ormai rientrato l'allarme sul pericolo spie, in quanto Toyotomi Hideyoshi era morto nel settembre dell'anno precedente e la guerra con il Giappone si era conclusa. Approfittando dell'arrivo da Macao di due confratelli, Lazzaro Cattaneo e Diego de Pantoja, e incontrando il parere favorevole dei Mandarini di Nanchino, Ricci, insieme a Pantoja, si diresse di nuovo a Pechino (19 maggio 1600). I padri però vennero bloccati e vennero arrestati per sei mesi nella fortezza di Tianjin dal potente eunuco Ma Tang.

«Questo è quel Nanchino che vogliono li Cini che sia la maggior e più bella città di tutto il mondo. Et io nel vero confesserò che sia la migliore di tutti questi regni orientali et osarei dire che a poche città del mondo sia inferiore...».(TV, 168)
1601 Dietro autorizzazione scritta dell'Imperatore Wanli (1573-1619), il 24 gennaio entra a Pechino, dove viene sostenuto con il grado di Mandarino a spese dell'erario pubblico, insieme ai suoi confratelli.

Qui la posizione del missionario si consolidò definitivamente, grazie anche ai doni offerti all'Imperatore, tra cui in particolare alcuni dipinti ad olio. Durante gli anni di permanenza a Pechino, abbracciarono il cristianesimo alcuni fra i più alti funzionari dell'apparato burocratico civile e militare cinese, quali Yang Tingyun (1557-1627), Feng Yingjing (1555-1606), morto però senza aver ricevuto il battesimo, Xu Guangqi (1562-1633), che rivestiva la carica di Gelao, battezzato con il nome di Paolo nel 1603 a Nanchino dal P. João da Rocha, e Li Zhizao (1565-1630), battezzato nel 1610 con il nome di Leone. Tutti questi, oltre a proteggere missionari e convertiti, collaborarono attivamente con Ricci nella traduzione in cinese di opere scientifiche europee e nella redazione del Mappamondo che lo rese famoso in tutta la Cina.

Io mi ritrovo in questa corte di Pachino assai vicino ai Tartari, e par che qui finirò la mia vita, perciochè il re mostra voglia che io stia qui e ci sostenta e difende (TV, 269)

Noi entriamo nel palazzo tutte le volte che vogliamo, ma sempre procuriamo entrarvi con qualche occasione, o di vedere come stanno i due horiuoli che dessimo al re, o altra cosa simile... (TV, 373).

Regala un clavicembalo all'imperatore e compone le Otto Canzoni:
«Appresso i Cinesi è gran numero d'istromenti musicali e gran varietà; ma non hanno organo nè cembali o simili strumenti... E sebbene presumono nella musica d'havere il primo luogo, tuttavia quando udirono il nostro organo e gli altri strumenti si maravigliarono assai.

Il mio esercizio è continuamente fare e ricevere visite di gentiluomini che di continuo vengono a domandar delle cose di nostra fede e delle nostre scienze... restano stupiti dei libri d'immagine, che pensano, siano scolpite e non possono credere che siano dipinte.

Come io qua con questi mappamondi, horiuoli, sphere e astrolabij et altre opre, che ho fatte e insegnate, venni a guadagnar nome del maggior matematico che ha nel mondo, e se bene non ho qua nessun libro di astrologia, con certe efemeridi e repertorij portoghesi alle volte predico le eclissi assai più puntuali che loro (TV, 285) ... e così tutti ci cedono in questa materia e ci tengono rispetto più che ordinario (TV, 367).

Il nostro dottor Paolo finitte di voltare meco in lettera cinica, molto elegantemente, i sei primi libri di Euclide con le altre aggiunte del p. Clavio, e subito gli fece stampare con molto belli caratteri (TV, 342)... E fu cosa di grande maraviglia, in questo mondo di qua mai più vista, tal modo di libro e maniera di provare e dimostrare sì evidentemente (TV, 359)

Io nel vero non posso promettermi molti anni, e già sto bianco tutto, e questi Cinesi si maravigliano che in età non molto provetta io sia sì vecchio, e non sanno che loro sono la causa dei miei cani capelli. (TV, 279)

doppo che la Cina è Cina mai vi è memoria che nessun forastiere stesse in essa come noi stiamo ». (TV 247)
1602 Ristampa in terza edizione il Mappamondo cinese.
1603 Stampa il trattato Genuina nozione del Signore del Cielo.
1605 Pubblica il Sommario della dottrina cristiana e le Venticinque sentenze morali.
1607 Pubblica la traduzione dei primi sei libri della Geometria di Euclide, in collaborazione con l'amico Su Guan Xi.
1608 Stampa i Dieci paradossi o Dieci capitoli di un uomo strano; Nello stesso anno inizia la redazione della Storia della Entrata della Compagnia di Gesù e Christianità nella Cina.
1610 Muore l'11 maggio. Per la prima volta nella storia della Cina viene concesso un terreno dello stato per la sepoltura di uno straniero